LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Emilia Filocamo
|
|||
Ancora mettono segni, apostrofano il marmoreo con saluti, avvicinano la bocca al cemento pensando di scavargli una risposta. Mentre sorridono e fanno un passo avanti la vita, con i piedi ed il busto eretti sopra dove riposi, perpendicolare senza linfa, ma con i nodi giusti per l'intaso mortale, mentre giocano, ti credono in mezzo, con la disinvolta franchezza distratta di un partecipante annoiato. Bisognerebbe dirglielo, e calciargli via l'ardire , smanicargli la voglia inopportuna di raccontarti cose che andavano dette prima. Intanto qui è freddo nuovamente: al cielo sembra sfuggire la sorte della primavera. Così come gli sono sfuggiti gli anelli delle tue ossa, tronco ancora tenero, in espansione. O una via di esonero per tanto, inutile strepito. Ed ha pensato così, sempre lui, cielo e boia, d'un tratto, di liquefarti il capo, sbordarti la resistenza, sfilacciarti fino all'ultimo dai gomiti, dai tarsi e dalle nocche. Come se spurgasse un giovane, gustoso carapace.
|
|